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Passaggi di Stato III

Gli anni eterni: letture di una studentessa.

Le materie di insegnamento entrate nella nostra tradizione didattica si possono ridurre a quattro: la scrittura, la ginnastica, la musica e, secondo alcuni, il disegno. […] quanto alla musica ci sono molte discussioni. Ora i più la imparano semplicemente per diletto, ma gli antichi la inserirono nei programmi educativi, perché la natura stessa, come si è detto spesso, non cerca solo delle rette occupazioni, ma anche un ozio decoroso: e questo è, torniamo a ripeterlo, il principio di tutte le nostre azioni.

[…] non è facile stabilire qual proprietà spetti in proprio alla musica né dire per qual fine la si pratichi, se per gioco o per ristoro, come il sonno ed il bere […] o se piuttosto si debba ritenere che la musica tende alla virtù in quanto, come la ginnastica sviluppa nel corpo certe qualità, così essa può stabilire certi caratteri morali e può abituare a godere rettamente oppure […] essa contribuisce alla nobile occupazione del nostro ozio e alla nostra saggezza.

Non c’è dubbio allora che non bisogno educare i giovani ponendosi come fine il gioco, perché giocando non si impara, dal momento che l’apprendimento è accompagnato da dolore.

E ai fanciulli ed ai giovani non si addice neppure il riposo, ché non conviene il godimento del fine a chi non ha ancora raggiunto la maturità finale.

[…] in nome di che i giovani dovranno imparare proprio essi la musica e non, […], procurarsi il piacere che essa dà e le nozioni che la riguardano per mezzo di qualcuno che professionalmente la eserciti? 

[…]

La prima ricerca che ora dobbiamo condurre è quella che occorre per stabilire se la musica debba o meno essere inserita nel sistema educativo e quale delle tre proprietà […] spetti ad essa, se quella educativa, quella ricreativa o quella di strumento di riposo. Ma probabilmente essa serve per raggiungere tutti e tre questi scopi in quanto essi le appartengono secondo la sua natura.

[…] bisogna evidentemente imparare soprattutto il retto giudizio e il costume a godere delle abitudini convenienti e delle belle azioni, ed acquisirne la capacità.

[…] 

Ora bisogna affrontare una questione già tratta prima: se i giovani debbano essi stessi apprendere a cantare ed a suonare o no. […] ché è cosa ben difficile se non impossibile il diventare buoni giudici di attività che non si sanno eseguire. D’altra parte ai fanciulli bisogna pure procurare un qualche passatempo e a questo proposito ottima escogitazione è stato il sonaglio di Archita, che si dà ai bambini […]. Quel sonaglio è adatto all’infanzia, ma l’educazione è il sonaglio dei più adulti.

[…] Risulta pertanto evidente che l’apprendimento di essa non deve riuscire di ostacolo alle ulteriori attività né fare del corpo un puro strumento meccanico rendendolo inadatto alle occupazioni guerresche o a quelle politiche, impedendo ogni disponibilità per la pratica o per la teoria. 

[…]

Dall’uso degli strumenti e dall’esercizio dell’arte noi mettiamo al bando l’istruzione professionale, intendendo per istruzione professionale quella che ha di mira la preparazione per gli agoni. Chi pratica l’arte in questo senso non tratta la musica come un mezzo per realizzare la propria virtù, ma mira esclusivamente al piacere degli uditori, senza preoccuparsi se sia o meno elevato: appunto per ciò riteniamo che questa attività sia servile e non degna di un uomo libero.

Aristotele, La Politica libro VIII